LA SURFARARA


LA SURFARARA
Sicilia, 1938

Arrivò a Casteltermini per sposare il suo zito. Davanti quella chiesina di campagna il volto contratto come la crocchia attorcigliata sulla testa. 
Suo marito era un gran lavoratore, alle quattro di mattina, partiva per la miniera di zolfo: a un braccio il pentolino, all’altro la citalena che illuminava la speranza quando si faceva fioca.
Teresa, insonnolita, accoglieva il bacio di buongiorno sulla fronte, invasa da riccioli corvini e scarmigliati.
Giovanni poteva anche non tornare. Lo sapevano tutti, tutti tranne i picciriddi.
Mentre il sole giallo tramontava, ingobbita, stendeva i panni e aspettava il suo uomo, placando i pensieriacci con parecchie Ave Maria. 

Lui iniziò a lavorare di notte. 
I rosari si moltiplicavano. 
Lei perse il sonno e il nero dei capelli. 
Impastava veloce dopo cena “Così il pane è caldo caldo, come quando lo mangi con noi”.
Erano veglie senza luna, erano sogni senza luce.
In una nottata più scura delle altre, le urla delle donne del paese frantumarono quel bianco gelo di collina.
“Ho visto una luce poi un botto!” “Non si è visto tornare nessuno.” “Tutto rosso era! Rosso, rosso!”.
Pregava come sua mamma le aveva insegnato: “Gesù pensaci tu!”.    
Giorni lunghi più degli inverni. “Pensaci tu. Tu ci pensi vero?!”.
Intossicati dalle esalazioni di zolfo, tornarono solo in cinque: una lampada a petrolio aveva generato il più scuro degli incendi. Crollarono le pareti di molte famiglie.
“Pensaci tu!”.

Arrivò un caldo che bruciava le pietre, degli altri minatori non rimasero neanche le lanterne, Giovanni, invece, era lì secco secco, ma guarito dallo sciroppo di bene e cuttunina.
“Torno a lavorare! I carusi là sotto non li mando”.
“Giovà, quello che vuoi tu voglio io!”.    
Ricominciò a sfornare a mezzanotte e a intonare i vespri al tramonto.  
Ma, una mattina di agosto, il forno si spense e il pane divenne ghiacciato come i cristalli di quelle cave che,  immobili e paglierini, lottano ogni giorno per vincere il buio che li soffoca. 

Sola era! “Però i picciriddi devono crescere!”.
Raddrizzò le spalle e raccolse quei quattro peli rimasti in testa dentro il fazzoletto nero.
“Pensaci tu!”.

#ognidonnaèlamiastoria 

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