COME TE





Meditando oltre l’aurora  rivedo chiaramente il trampolino delle tua ciglia e, respirando l’alba che arriva, vivo le tue braccia, corazza d’ovatta docile.
Gladiatore muto nell’arena dell’umanità distratta, silenzioso e vigile nel Colosseo delle battaglie da vincere, autista senz’auto nei tornanti dei miei riccioli ribelli come scale a chiocciola.
Era amore intorno a me: nel dialetto, nei pensieri e, anche, nei giorni in cui il sole non entrava dalle finestre.
Nella frittata della sera, nel gelato a colazione, dentro ogni altalena mi cullavi come il migliore dei giochi e dall’alto di quegli scivoli ero il guardiano del nostro universo ferito, ma felice.
Non una caduta mi fece male e, ruzzolando, nemmeno un graffio lasciò cicatrici su quelle ginocchia incerte.
E, ai piedi delle sere in cui sostengo controvoglia mappamondi d’acciaio sulle spalle, ritrovo quell’eterne pupille, occhiali nell’arrancare del buio, pistilli di zagara e bergamotto del mio presente, coppola impalpabile contro ogni insolazione invernale.
Oggi, veloce più di qualunque automobile guido le mie scarpe…serro i lacci…mi sento come te e vorrei che tu vivessi ancora un po’ di me, nonno.

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